Inside the Conclave: The Election of Pope Leo XIV – In Photos
Dopo aver documentato i funerali di Papa Francesco, sono tornato a Roma — questa volta per Il Fatto Quotidiano — per seguire il Conclave e l’elezione del nuovo Pontefice, Papa Leone XIV.

Sono di nuovo in Vaticano. Dopo una settimana trascorsa a documentare le celebrazioni legate alla morte di Papa Francesco, passati i novenari, eccomi ancora a San Pietro. Stavolta per raccontare il Conclave, l’elezione del nuovo Papa. Uno degli eventi più documentati al mondo, forse il più seguito del secolo? Migliaia di giornalisti accreditati, camion di troupe, telecamere appollaiate, microfoni puntati sul vuoto in attesa della fumata bianca. Un vero circo mediatico. Viene spontaneo chiedersi: quanti saranno i fotografi assegnati per documentare l’elezione del nuovo Papa? Quanti quelli inviati da un giornale italiano? Quanti quelli chiamati per cercare immagini autoriali, non solo da pubblicare, ma da archiviare, da tramandare, da ricordare? La risposta è semplice e brutale: pochi internazionali e nessuno italiano. Fatta eccezione per la mia collaborazione con Il Fatto Quotidiano, nessun quotidiano italiano ha commissionato un fotografo per coprire questo evento. Nessun giornale a tiratura nazionale ha investito — non dico diecimila, ma nemmeno mille euro — per avere le fotografie dell’elezione del nuovo Pontefice.
Vi confido: sono stato contattato da editori e dal direttore di uno di questi giornali, complimentandosi per il lavoro appena svolto per Die Zeit; con l’idea di fare qualcosa insieme, al prezzo standard di un assegnato (500€/giorno più spese), ha dovuto a malincuore declinare con un “Fabio, mi spiace, non riusciamo”.
Eppure, quegli stessi giornali hanno riempito pagine su pagine con articoli, commenti, riflessioni. Migliaia di fotografie hanno invaso i social e le edizioni digitali, tutte uguali. Com’è stato possibile? Grazie alle agenzie stampa, presenti in modo capillare sul terreno con i loro fotografi di staff. Con sempre meno diritti e con paghe inferiori, armati di ottiche lunghe e cavalletti, sono pronti a produrre ciò che un collega, con amara ironia, chiama “i santini per i giornali”. Tutti la stessa immagine, la stessa inquadratura, lo stesso momento e, soprattutto, nessuna ricerca, nessun azzardo.
L’agenzia ordina di produrre quello che crede possa interessare ai giornali — e forse non ha torto. I giornali, a loro volta, pubblicano ciò che credono interessi al pubblico — ma qui si sbagliano di grosso. I lettori, in realtà, non cercano immagini riempitive o fotografie didascaliche: vogliono essere coinvolti, colpiti, sfidati a riflettere. Vogliono la verità, non la routine visiva.
Il malessere dell’editoria si riflette nella fotografia, ma non la annienta. A Roma c’erano anche tanti colleghi, indipendenti, fotogiornalisti capaci di creare un racconto per immagini. Quelli che credono ancora nel mestiere e non si accontentano dell’obbligo visivo imposto. Senza incarico, ma con la fiducia di vendere qualche scatto. Per questo, e per molto altro, li ringrazio: per avermi dimostrato ancora una volta cosa significa avere passione per la fotografia.

Durante i giorni del Conclave, anche il cielo era incerto, sospeso. Come se anche il tempo stesso trattenesse il respiro. Il primo giorno è scivolato via, tra sprazzi di sole e rovesci improvvisi; poi, quando la luce se ne è andata, la prima fumata: nera e l’attesa di migliaia di fedeli dovrà proseguire ancora. Il secondo giorno, qualcosa è cambiato. Il cielo si è aperto, come se l’universo stesso fosse pronto ad accogliere l’istante. Nel pomeriggio di giovedì, alle 18:07, la fumata tanto attesa è salita improvvisa, questa volta bianca, e con lei, la tensione si è sciolta in lacrime e urla di giubilo. Alla quarta votazione, i cardinali hanno scelto il 267º pontefice della Chiesa cattolica.







Il nuovo Papa è Robert Francis Prevost, statunitense, che ha scelto il nome di Leone XIV. Un omaggio al suo predecessore, Leone XIII, autore della storica enciclica Rerum Novarum, che affrontò le profonde trasformazioni economiche e sociali della sua epoca. Se allora era la Rivoluzione Industriale a stravolgere il mondo, oggi è l’intelligenza artificiale a ridisegnarne i confini.
Nel momento in cui si affaccia dalla loggia, un boato si alza dalla piazza gremita: un coro, compatto e primordiale, urla “Leone, Leone!”.
Come se non importasse più chi fosse l’uomo, ma soltanto il fatto che fosse il nuovo successore di Pietro. In pochi giorni, di lui si è detto già tanto, forse troppo. È davvero l’uomo adatto per guidare la Chiesa in questo tempo? Come si muoverà nei rapporti con i grandi della Terra? Ma i tempi della religione sono altri. Dobbiamo quindi aspettare, per avere risposte sensate.
Per ora, affacciatosi al balcone di San Pietro, la sua prima parola è stata: "Pace", e nel suo primo discorso pubblico ha lanciato un appello per la fine delle guerre, con particolare attenzione ai conflitti in Ucraina e nella martoriata Striscia di Gaza.

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Caro Fabio, ho letto le tue riflessioni e le condivido totalmente. Ero presente nel 2013 all'elezione di Bergoglio, quel giorno pioveva, ero accreditato per una rivista con cui collaboro ancora e per cui scrivo dei pezzi. Dapprima feci degli scatti anche all'ultimo Angelus si di Ratzinger, appena dimessosi. Evento storico. Ogni tanto mi riguardo quelle immagini che ritrassi, così come quelle dell'elezione del Papa argentino. Alcune le usai per concorsi o per reportage. Memore dell'esperienza e pure per altri impegni quest' anno non mi sono accreditato. Intendo la fotografia come te, amo il grandangolo per essere dentro la storia che si prova a raccontare, accanto alle persone che la vivono e per contestualizzare. È un piacere che lascio per me e altri appassionati.